sabato 24 gennaio 2015

L’istrionico e il ciarlatano analitico



In un trattato di psicologia si legge che: la fama di questa dottrina ha sofferto, in seguito al fatto che, persone non qualificate l’hanno esercitata come metodo di cura, facendosi passare per analisti. E’ increscioso  vi si aggiunge, che tante teorie nate da menti non critiche, e molta ciarlataneria abbiano potuto attribuirsi il nome di psicoanalisti. purtroppo ancora oggi non si riesce a tracciare una linea netta tra la psicologia del profondo, e la ciarlataneria analitica.

Dopo 50 anni da che fu pubblicato questo giudizio, il disordine regna sovrano, forse si è aggravato, con la pubblicità che letteratura e cinema hanno dato alla psicologia. Ormai spesso e sovente tornano alla luce casi di plagio esercitato a danno di pazienti non sempre danarosi, ma tutti uniti da un unico denominatore, avere la necessità di essere aiutati. Vengono suggeriti trattamenti lunghi e costosi che spesso si protraggono per anni, dove le ansietà invece di essere dissolte vengono coltivate.

Gli inventori della psicoanalisi produssero, credo con onestà e buona fede, una dottrina affascinante, ma altresì  uno strumento che consente a furbi e presuntuosi di promuovere se stessi a guide d’anima e di vita. Tanto più questa promozione riesce, quanto più credulità  si riesce a inculcare nella mente umana (astrologi, maghi, cartomanti, ecc. ecc.). L’imbroglio è favorito dal fatto che allo psichiatra o psicoterapeuta o cartomante o maghi o curatori dell’anima o a chiunque si dichiari tale, si rivolgono persone che hanno accentuate alcune debolezze, che quasi sempre sono in netta relazione con la natura umana.

Non è mio intendo generalizzare, ci sono certamente terapeuti di specchiata onestà, e di questo ne sono convinto, ma tuttavia spesso si rischia di cadere nell’abuso (da parte chi si fa maestro di vita altrui). Tutto questo è dato dal fatto che il nostro tempo, denso di paure, ha aumentato il numero di smarriti e di ansiosi.

Forse anche questa moda presente passerà come sono passati altri trattamenti che parvero miracolosi, come gli esorcismi o il magnetismo animale. Quello che resterà sarà sicuramente la scoperta e l’esplorazione del profondo. E magari la psicologia riuscirà finalmente a delineare i suoi veri connotati.



venerdì 23 gennaio 2015

Elogio alla bruttezza | quello che le donne non pensano



E’ ormai noto che l’amore sta ai brutti come la cioccolata ai brufoli. I brutti si innamorano sempre perdutamente e puntualmente rimangono soli e sofferenti da far schifo. Certi imparano la lezione e si chiudono in convento o eremi lontani dal mondo, altri fanno un intervento al cuore. Si un operazione delicata dove viene asportato un ventricolo e donato alla scienza in modo da capire perché si dice che l’amore fa fermare il cuore. Altri brutti scelgono la via difficilissima di chiudere  ogni sentimento in una scatola di piombo e inabissarlo nel mare più profondo.

Ma in fondo la bellezza che cos’è?

A cosa serve combattere la battaglia contro i peli superflui,  a cosa serve crescere tra parrucchieri, pedicure, manicure, tra giornali che ti spiegano come rendere ricci i tuoi capelli lisci o viceversa, a cosa serve impegnare tutte le tue energie nel dover entrare a tutti i costi in una gonna taglia 38? Rinunciare alla panna, al gelato, ai paninazzi con la mortadella? Per essere belle? E per cosa?

E poi sudare in palestra per sentire il tuo corpo tutto dolorante e riuscire a individuare i muscoli fatti a pezzi senza la tavola anatomica. Solo per  buttar fuori quel gridolino di gioia davanti al vestitino con le zip dappertutto, oppure davanti a un rossetto che rende le labbra gonfie come se avessi un herpes diffuso. O  comprare le creme per avere la pelle liscia senza rughe.

 Se questa è la vera bellezza allora meglio una brutta. ricordatevi donne, la bellezza sfiorisce, la bruttezza dura molto più a lungo. I brutti non vengono mai ignorati, li guardano tutti. ... Adesso ripetiamo  ancora una volta!! , la bellezza sfiorisce, la bruttezza dura molto più a lungo. I brutti non vengono mai ignorati, li guardano tutti.



(tratto da: “Elogio alla bruttezza” di Loredana Frescura) e dedicato ad una mia cara amica

sabato 17 gennaio 2015

c'era una volta ...





Con "c'era una volta…" ogni fiaba riesce ad accendere l'immaginazione di chi legge, a sradicarlo dal mondo  fisico, ed a proiettarlo in uno spazio tempo dove tutto è possibile. Parliamo di quel luogo in cui i sentimenti e le passioni popolano il palcoscenico del mondo.  Alla fine la fiaba finirà, e con essa andranno a ninna archetipi, miti e simboli. Psiche allora  capirà come tutto é una tremenda illusione, un gioco, un percorso il cui senso è danza, musica e armonia. Che immenso teatro! Che cosmica bufala!   Peccato che la favola cominci da lì da quel c'era una volta...   e non dal momento in cui la psiche, per un motivo che noi al momento ignoriamo, ha deciso o è stata costretta ad incarnarsi!

venerdì 16 gennaio 2015

Le parole parlano al di là del loro significato


E' ormai assodato che, ""la parola detta"" è uno strumento che può trasformare la realtà. Possiamo aggiungere che è anche un modo per segnalare lo stato di sensibilità dei propri bisogni. Gli accenti, le pause, le cadenze che accompagnano la sua espressione sono dei segnali traditori dell'emotività che pulsa interiormente.

Cosa vuol dire l'espressione ""va tutto bene ho solo un leggero mal di testa"". Forse al suo interno si trova una contraddizione, una forzatura, affermare di star bene ma nello stesso tempo affermare il contrario.  Le parole, parlano al di là del loro significato terminologico e semantico, il nostro orecchio è allenato a cogliere l'emotività che vibra nel loro suono. 

La parola è anche uno strumento terapeutico, uno strumento da tutti conosciuto e da tutti usato, ma ha il grosso svantaggio di essere inflazionato. L'incisività che gli appartiene nel periodo dell'infanzia cammin facendo perde gran parte di questo pregio, adagiandosi in una consuetudine avara di sentimento. 

giovedì 15 gennaio 2015

""il lutto"" emotivo


la posizione di scissione fra sentimenti di desiderio e rifiuto, di essere e non essere, di buono e cattivo, di vivere e negarsi, deve passare attraverso una dura esperienza depressiva, in cui la consapevolezza della perdita, del non aver avuto, del vuoto, viene affrontata, vissuta e conclusa con l'elaborazione del   ""lutto"".

L'elaborazione di questi pensieri, è un percorso emotivo, è un cammino verso il dolore indicibile, del perdere ciò che si ama.

Elaborare significa disinvestire sogni, progetti e interessi. Significa ancora, trovarsi soli con carichi pesanti da portare, certi che solo la consapevolezza del provare e reinvestire può essere la strada maestra che conduce verso l'integrazione. 

La frustrazione da cui si dipende, per la perdita di sicurezze, sono compensati da un'evoluzione sana e progressiva verso la maturità

mercoledì 14 gennaio 2015

la legge di attrazione funziona?


Che la Legge di Attrazione sia solamente una moda passeggera?E se invece non è così? 

Basta guardarsi intorno per vedere lo sfacelo intorno a noi. Il sistema economico è collassato.  La qualità della vita per gli italiani sta peggiorando. Incertezza e paura dominano sovrane! La finanza pubblica ormai è ridotta all’osso, le aziende stanno fallendo una dopo l’altra, e Le imprese che ancora ce la fanno, funzionano perché aggirano il sistema, e comunque zavorrate da un deficit nelle infrastrutture. E la cosa peggiore in tutto questo, è che sono le tue tasche a pagarne le conseguenze. E come se non bastasse l’inflazione continua a correre, e anche se cerchi di risparmiare, per chi ci riesca ancora, il denaro vale sempre di meno e tutti gli sforzi risultano inutili.

Tornando allora alla domanda iniziale  … ma allora la legge di attrazione funziona?  No!!

Il nostro sistema è ormai obsoleto, bisognerebbe correre ai ripari, ma è pura utopia. Perché fin quando si pensa in piccolo,  fin quando la pubblica amministrazione è culturalmente arretrata, prima ancora che inefficiente. Non avrà   una visione di quel che il paese potrebbe  essere, e difficilmente si potrà vedere un cambiamento.

Questa è la visione mia personale, forse un po’ troppo cinica, ma tutto sommato veritiera.
Non c’è  bisogno di essere dei marziani, per poterlo intuire, ma quello che mi fa girare l’embolo, è sentire chi per diverso tempo è stato nella stanza dei comandi, dove avrebbe potuto ma non ha voluto o non ha potuto cambiar le cose. Ma quello che più di tutte mi regala una sana incazzatura, è sentire dire che i giovani accettano rassegnati. Insomma come suol dirsi “cornuti e mazziati”.  Non solo non hanno fatto nulla, senza nemmeno chiedere scusa. Ma al contrario rimproverano le nuove generazioni per essere dei bamboccioni.

Leggendo un articolo su un quotidiano nazionale, come immaginavo, sono tutt’altro che rassegnati. Ogni mese centinaia di giovani, si registrano agli uffici A.I.R.E. (associazione italiani residenti estero), e per più della metà hanno meno di 35 anni e nella maggior parte dei casi sono laureti. Molti partono per migliorarsi, per seguire un’occasione di lavoro, per specializzarsi, e se ne avranno la possibilità,  sono determinati a ritornare. Magari in una delle tante  imprese, che  malgrado la caduta verticale del nostro Pil non hanno smesso  di macinare lavoro, puntando sulle  innovazioni digitali, sulla ricerca e lo sviluppo.

Insomma i nostri giovani sono coloro che hanno deciso di essere prima di tutto se stessi, e cittadini della globalizzazione, utilizzando le proprie energie per inventare e sbagliare ogni giorno, partendo dal  basso. Sul volto l’aria disciolta di chi non chiede permesso  pronto a scardina il sistema.  E la prima vittima  sarà il cinismo di chi auspica che tutto cambi perché nulla si muova davvero.

domenica 11 gennaio 2015

Donna | concetto non assoluto ed estremamente mutevole



Stretta in un abito largo ed ingombrante, irrigidita nella posa imposta dal fotografo, siede accanto a un tavolo. Soltanto il nastro incrociato al collo  con una spilla aggiunge grazia all’abbigliamento severo, quasi monacale, in cui lei giovane donna è rinchiusa. I capelli scuri sono divisi in due bande identiche e stretti dietro la nuca. 

Donne impassibili e distratte. Il volto è serio, freddo quasi insensibile, come per conformarsi al modello femminile di integrità e rigore prescritto dall’opinione del tempo. Tanto zelo nella sottomissione alle regole esteriori della comunità, trasmette tuttavia l’impressione di una forzatura. Quel volto bianco, ingessato e passivo non sembra che una maschera indossata per soddisfare le attese altrui, mentre il braccio chiuso ed una mano che sfiora appena il corpo, lascia immaginare segreti spazi interiori.  una circolazione trasparente e fluida di sogni e di idee, invisibili e ribelli.
Non esiste una definizione, data l’estrema difficoltà, per definire una donna, possiamo però  senza ombra di dubbio affermare che è: un  concetto non assoluto ed estremamente mutevole.


Posso  concludere con l’affermazione del celebre artista Munari: “Se volete sapere qualcosa di più sulla bellezza (io dico donna), che cos’è esattamente, consultate una storia dell’arte e vedrete che ogni epoca ha le sue veneri e che queste veneri, messe assieme e confrontate fuori dalle loro epoche, sono una famiglia di mostri.
E   mentre tutto cambia, una sola certezza resta:  “donna”, declinata  nella mente femminile, è sempre stata e continuerà ad essere  arma di seduzione del sesso maschile.

venerdì 9 gennaio 2015

Futuro, silenzio, niente



“” Tre parole: futuro, silenzio e niente””.

Solo tre parole, ma non è il loro suono che  mi interessa e ne tanto meno è un gioco di parole. Le parole si sa, hanno un significato, lo includono in sé.  Leggendo in successione, le tre parole “”futuro, silenzio, niente”” vediamo che costituiscono una specie di percorso tragico, come una sintesi del destino che con il trascorrere del tempo spetta a tutti gli esseri viventi.

Come fa tuttavia la parola futuro a indicare davvero il futuroCioè qualcosa che sarà. Se per pronunciarla occorre un tempo, e la sillaba “fu” risulta infatti già passata, quando si sta pronunciando la sillaba finale “ro”. E che dire di silenzio? Come si fa ad esprimere con la voce una parola che contiene in se l’assenza di ogni suono? Non è un controsenso? Infine niente, non può esserci nessuna parola per designare il nulla, perché il nulla è per definizione l’assenza  del tutto, e la parola è già in se qualcosa. Perciò quando si dice niente si crea qualcosa che con il nulla non può avere a che fare.

Dunque risulta evidente che ci sono cose che non si possono esprimere con le parole, e queste tre parole ne sono la conferma, proprio perché negano ciò che affermano, o meglio, sono in se la contraddizione del concetto espresso.

lunedì 5 gennaio 2015

grazie ""immenso"" Pino


Avevo 9 anni, correva l’anno 1979,  quando, un piccolo moccoloso, ascoltava per la prima volta Pino. Che  con la sua chitarra cantando “”Je so' pazzo”” mi ha letteralmente incantato.  Personaggio più unico che raro, un  icona, che con la sua musica ha saputo lanciare messaggi universali elevando  i valori più intimi e umani.

Il suo ricordo resterà indelebile. Non voglio e non posso scrivere nient’altro, voglio solo ricordarlo così:

se son matto o son bastardo quando
quando dico che non credo
che non credo a nulla
in questo immenso che dura
tutta una vita o un minuto cosi'
(Pino Daniele, questo immenso)
   

La vita è vita



Nella mia vita seguo una semplice serie di principi operativi che contribuiscono a una costante salute mentale positiva. Quello che vi apprestate a leggere non è profondo, ma è importante per me. 

“”la vita è vita””

La vita non è buona, la vita non è cattiva, la vita è vita.


La vita contiene esperienze positive ed esperienze indesiderate. Ci aspetta nuova ogni giorno piena di ostacoli e di possibilità, e alla conclusione di ogni giornata, l’ideale sarebbe riflettere sugli insegnamenti che si sono sperimentati o sul dolore che si è dovuti sopportare. Perché la vita è vita.


Se la vita ci rende nervosi è per la nostra indisponibilità ad accettarla per quello che è, anche quando si svolge in modo diverso da quello che ci aspettavamo.

La vita è vita. Ma inevitabilmente essa ci restituisce ciò che vi abbiamo investito. Decidete cosa si vuole dalla vita, e iniziate a introdurvi ciò che sperate di raccogliere. Perché il giorno in cui smetterete di cercare scuse e ci dichiareremo responsabili, sarà il giorno in ci potremo iniziare  mettere un punto fermo e a eliminare i rifiuti emotivi.