Qualcuno ricorda ancora il profumo delle domeniche di una volta. Il sapore della festa, della famiglia, della comunità. Non è la semplice nostalgia che accompagna il passare degli anni.
Diciamo la verità: rispetto a oggi abbiamo perso molto. In qualità. Non abbiamo tempo e lo utilizziamo male. Sono cambiate le priorità e i valori si sono invertiti. La domenica assomiglia sempre più a un giorno qualunque. Al giusto riposo, per alcuni si è sostituito il lavoro continuato, per altri l'assillo del consumo, in una logica perversa che rende i primi schiavi dei secondi e viceversa.
Dovremmo cominciare a non considerare la domenica come “tempo libero”, concetto che svuota il significato stesso della festa sottoponendola alla mortificante logica economica. Meglio sarebbe, invece, considerare la festa come “tempo della libertà”, o “tempo del dono”, occasione propizia per alimentare gli affetti familiari, nonché per stringere legami di amicizia con altre famiglie, ritrovando il senso vero del tempo e la giusta misura del loro lavoro rispetto alla relazione con il prossimo.
La domenica, dunque, come giorno nel quale riscoprire uno stile di vita alternativo alla logica dominante del consumismo, primo passo verso una sobrietà consapevole. Con motivazioni più ampie, come cristiani potremmo aderire e allargare a tutte le domeniche l'iniziativa di ieri, dando vita a una sorta di boicottaggio, astenendoci dal fare la spesa nei giorni di festa, facendo della domenica l'ultima trincea contro l’asservimento totale al lavoro e alla sua invasività in ogni ambito personale e familiare.
proprio vero ...
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