Gli ideali
religiosi come gli ideali politici, sono da considerare come valori supremi e
tali da impegnare l’individuo fino al martirio.
Per questo motivo anche le religioni rappresentano un valore di parte, e
perciò presunzione del possesso della verità, e non arretrano di fronte alla
lotta per il trionfo della propria fede.
Le frontiere spirituali, come quelle
politiche, che separano le chiese e le religioni sono state tracciate e
indicate dalla guerra: tra l’Islam e la Cristianità, tra i regni cattolici e i
protestanti. Esempi lampanti sono le Crociate: dietro
il motivo religioso si nascondevano anche altri interessi, il desiderio di
controllare il proficuo commercio con l’Oriente e la volontà della Chiesa di
pacificare l’Europa. Sembrava che il
loro compito fosse quello di scannarsi a vicenda per il trionfo della vera
religione.
Alla fine prevalse la saggezza, e si riconobbe che la
religione non si poteva imporre con le armi o con pressioni di ogni genere. Nacque
così il principio di tolleranza, consentire cioè ai meno di avere le loro idee
religiose, i loro culti ecc…
Era un progresso all’eccidio, si sostituiva la
convinzione che i diversamente credenti, potevano essere convertiti con metodi
pacifici. Ma questo principio di tolleranza ha degli aspetti che non possono
essere accettati, in fondo nessuna maggioranza religiosa può dare o non dare il
consenso a poter restare fedeli alla
propria religione.
Oggi nel ventunesimo secolo, guardando al mondo che ci
circonda, noi occidentali assistiamo al
fenomeno drammatico, pressocchè
incomprensibile di credenti nell’islam che con attentati suicidi cercano
di uccidere il maggior numero possibile di “”nemici “”. Li definiamo Kamikaze, e li associamo a terroristi
o potremmo dire guerra non convenzionale.
Nel mondo islamico il termine usato e “”shahid”” e va tradotto come il martire cristiano, come colui che tesmonia la
sua fede anche a costo della vita, e va inquadrato nella “”gihad”” (guerra santa)
Quindi
La tolleranza religiosa è il caso classico che dimostra come
il separatismo, sia l’unica soluzione possibile, basta richiamarsi
alle tantissime guerre di religione. Non conta il sesso, il colore della pelle, le
idee politiche, sociali, religiose ecc.: conta la compatibilità, cioè il colore
delle idee, del proprio cervello
Oggi,
tentando di superare la storia, molti parlano di tolleranza religiosa come
se fosse un segno indistinguibile di civiltà. In realtà non è che una forma di
·
utopia
·
paura
·
interesse.
È
una forma di interesse quando si evita lo scontro
semplicemente per salvaguardare gli affari con un gruppo o una nazione.
È
una forma di paura quando si evita il confronto e si rinuncia
ai propri diritti per evitare la “forza” dell’altro.
Ma
soprattutto è un’utopia. Quando qualcuno parla di tolleranza, perché non
fa mente locale e analizza il significato reale del termine?
Non si tollera un figlio, un coniuge o un amico. Tollerare significa
sopportare. Quindi tolleranza vuol dire sopportazione dell’altrui idea
religiosa. Ma, se questa ci provoca danno sopportazione vuol
dire sottomissione.
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