L’uomo sembra aver dichiarato
fallimento non solo nella società del benessere, la società del veleno e dell’inquietudine,
ma anche in quelle che vantano una volontà di collaborazione e di comunione. Del
resto non poteva essere diversamente, si è soli
quando fra il senso della vita e l’esistenza quotidiana si è costruito
un muro di divisione e si è soli quando si da in partenza alla vita un scopo
puramente pratico.
La nostra è la solitudine di
chi ha sciupato, di chi ha dimenticato, di chi ha visto e non ha conosciuto il
dramma. Naturalmente l’uomo obbedisce
almeno apparentemente a dei controlli, perché è inimmaginabile una società
priva di riti, privi interessi e con una certa retorica. Ma prendete quell’uomo,
e andate sul fondo, immaginate lo spettacolo quando si spoglia degli “”abiti
curiali””. E qui che nasce la vera
storia, una storia crudele al punto che nessuno vi si vuole specchiare e
riconoscere. Tutto è racchiuso nella
negazione di accettare se stessi, ma è una forza che potrebbe aiutare l’uomo se
accettasse il confronto con il suo specchio.
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