Ciascuno
porta avanti quotidianamente un lavoro involontario di memoria, inventando ogni
momento tempi, spazi e ritualità del raccontare, ed è qui che la nostra (auto)biografia
raccoglie la nostra identità.
Ogni vita, infatti, traccia un racconto che
non calca mai gli stessi passi di un altro, seguendo senza prevedere lo
scorrere delle azioni, e ordina l'esperienza vissuta. Ecco che un diario, una
fotografia, un disegno, un soprammobile, offrono un orizzonte sul quale il
significato stesso della vita si costruisce, e a ben guardare, infatti, i racconti fecondano
quasi ogni settore dell'esistenza e la cultura stessa non è che un intreccio di
narrazioni.
Ho voluto
fare questa piccola premessa, per raccontarvi una mia esperienza vissuta,
presso un centro anziani, dove ognuno di loro per alcune settimane ha portato
un oggetto da casa che lo rappresentasse, e da qui ne sono nate delle
bellissime storie:
Alessandro,
scultore, che crea le sue sculture dalle
radici degli alberi, e quella radice
raccontano qualcosa di lui e della sua anima e delle sue radici. Francesca, che
scrive ogni giorno sul suo diario dei malanni del suo corpo, oppure Giovanni che ama disegnare lettere,
linee, spirali e che sembrano tutte messe lì a caso, ma ogni frammento per lui
ha un senso. Poi c’è Simone che porta i sassi dal vialetto di casa insieme ad
un guscio di lumaca, per raccontare del suo tempo che è fermo. Poi abbiamo Luca
Architetto in pensione, che ci racconta
con disegni precisi la sua vita alternando un capitolo tragico con uno gioioso.
Infine Cristina, professoressa di Matematica, il suo sogno è quello di
incontrare un premio Nobel, per proporgli i suoi arditi scritti su come salvare
il mondo.
Il mio
oggetto è stata una scacchiera, perche come su una scacchiera, la vita è lenta
e quando hai il terrore di perdere tutto, stai ben certo che perderai tutto con estrema facilità e velocità. Gli scacchi
mi hanno insegnato a pensare con la mia testa e a mettere in discussione le
idee più popolari, cercando di trovare sempre alternative migliori. La
scacchiera è l’unico giudice inappellabile: una mossa non è buona perché l’ha
detto qualcuno, ma perché funziona e porta dei vantaggi. Il momento più difficile della partita inizia quando
il re viene circondato, sono le regole del gioco. Ma le regole vogliono che si
vada avanti. Ho ancora la regina con me, e la possibilità di perdere c'è. Ed è
per questo che mi muoverò veloce prima che qualcuno possa gridarmi "
Scacco a Re"! Giocherò di intelligenza, fino a quando sarò io a dire
pacato " Scacco Matto"
Ho imparato
una cosa da questa bellissima esperienza, che il sogno personale può diventare
collettivo, e che è possibile condividere invece di dividere, e soprattutto che
la memoria del passato diventa memoria del futuro.
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