Capita spesso di ricevere inviti per
partecipare a campagne di raccolta fondi in favore di enti più o meno legittimi
che millantano di fare ricerca nella speranza di trovare cure a malattie spesso
mortali
.
Si sprecano le
sigle, i banchetti nelle piazze italiane sono oramai divenuti postazioni fisse,
la solidarietà e la sensibilità delle comunità sono perennemente stimolate nel
contribuire economicamente alla “progresso scientifico”.
A questo punto
è lecito domandarsi: chi finanzia le fondazioni?
E’ presto
detto. Basta andare sui siti ufficiali dove
vi sono intere sezioni.
E’ una lunga
lista di multinazionali, banche, assicurazioni, general contractor e case
cinematografiche.
C’è
un’evidente conflitto d’interessi. Difatti questi magnanimi finanziatori sono
tra i maggiori responsabili del disastro ambientale, dell’insorgere di nuove
patologie mortali, dell’endemica diffussione del cancro e del fallimento
socio-economico di interi continenti.
Lucrano tre volte
sulla salute della collettività. Prima ci fanno ammalare, poi ci chiedono i
soldi per cercare la cura e poi ce la vendono.
La cultura
degli piagnisteo tende ad ignorare la fonte dei problemi, cercando conforto nel
perbenismo, divenendo essa stessa una colonna portante del sistema tanto
criticato.
Vogliamo
debellare gli effetti delle malattie senza estirpare le cause delle stesse.
Vogliamo sentirci tutti un pò meglio, calmierando i sensi di colpa e dando
sfoggio della nostra impareggiabile sensibilità, nella speranza che il male
oscuro tiri dritto dinanzi la nostra porta.
L’unica cosa
certa è che la maschera della solidarietà rende inattaccabile qualunque
diavolo, immaginiamoci dei figuranti.
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