L’alternativa tra i due termini, che provocatoriamente ho
voluto evidenziare non esiste, perché in
realtà essi sono complementari. Tutti e
due indicano la responsabilità con cui una persona affronta le decisioni di
dare una configurazione alla propria esistenza: chi voglio essere? Che cosa
voglio fare nella mia vita?
Tale decisione mette in movimento in noi tutta una serie di idee che ci attira irresistibilmente nel delineare il proprio futuro. Si tratta dunque di individuare quell’ideale su cui puntare l’intero capitale della propria vita – i propri talenti – alla fine, dunque, si può dire che la vocazione conduce per dinamismo a farsi progetto di vita, ed è prerogativa dell’uomo riconoscerle e accoglierle con responsabilità e libertà.
La scelta di seguire la propria vocazione è l’approdo alto a
cui è finalizzato il processo educativo.
si capisce allora quanto sia importante l’educazione, dalla nascita fino
alla maturità, e solitamente non coincide con la sua condizione di adulto, ma
questo momento, questa scelta, ha il suo periodo d’incubazione, che non
è uguale per tutti.
E a questo fine diventa importante il ruolo dell’educatore
che si pone di fianco in un dialogo fraterno e autorevole. E’ un aiuto che
mentre consente a ciascuno di scoprire i propri talenti fa emergere, passo dopo
passo, i modi e i luoghi migliori per investire.
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