La coscienza di avere un corpo è una consapevolezza
che non appartiene al mondo degli animali, non appartiene a un gatto o ad un
cane, infatti questi obbediscono soltanto a degli imput fisiologici, mentre l’essere
umano è capace di attivare comportamenti volti a prevenire l’insorgere di
possibili disturbi, e di tutelare il proprio organismo non solo nel presente,
ma anche nel futuro, è capace di rispettare le evoluzioni della propria natura.
“”l’esistenza, colta nel suo significato etimologico
del termine, è un venir fuori, un emergere, un protendersi verso altre
possibilità””. (Gius, Cavana, la
personalità). All’atto pratico questo stile si traduce in atteggiamenti che
esprimono delle capacità, la prima è quella di riconoscere e di dare uno spazio
di espressione ai sentimenti che pulsano interiormente pur nella loro
diversità: rabbia, paura, inquietudine, ma anche gioia, fiducia, certezze, non
esiste infatti un sentimento giusto o sbagliato, un sentimento che si deve
vivere ed uno che si deve reprimere. La seconda è la capacità di elaborare
progetti nei quali investire, nei quali dare un significato alla propria
esistenza.
Ed è la percezione estrema della non vita, l’angoscia
della morte, la molla che sollecita la mente ad orientarsi in direzione di
determinate opportunintà-possibilità. Al di fuori di questa consapevolezza l’esistenza
non si sviluppa, perché solo vivendoli si ha consapevolezza e quindi slancio e
consistenza.
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