La
società contemporanea produce su scala sempre maggiore e con un ritmo sempre
più accelerato un nuovo tipo di umano. Questo nuovo personaggio che emerge e
che sembra balzare fuori dalla terza rivoluzione industriale è l’uomo eterodiretto.
La
cultura greca, il rinascimento, l’umanesimo, avevano idealizzato la figura dell’uomo
autodiretto, un umano che sembrava attingere dentro se stesso il criterio e la guida
del proprio comportamento, quasi dotato di un interiore giroscopio psichico che
lo manteneva in costante equilibrio. Anche il mondo borghese e liberale
riconobbe il suo paradigma umano in questo personaggio energico, coraggioso,
innovatore e fiducioso della propria forza e della propria iniziativa.
L’uomo
eterodiretto, invece, prodotto in serie da una società tecnica burocratica,
industriale e razionalizzata, non aspira a raggiungere un suo solitario e
aristocratico equilibrio individuale, non desidera emergere e differenziarsi
nettamente dal gruppo sociale di cui fa
parte. Secondo la felice visione di David Riesman, l’uomo eterodiretto è
munito di radar le cui sensibili antenne gli consentono di avvertire
immediatamente la posizione in cui sono gli altri suoi simili, e di seguire con
prontezza la loro rotta.
Conformarsi
alle aspettative e alle richieste del gruppo, rimodellare senza drammi se
stesso per interagire o adattarsi al comportamento del gruppo e venire
sostenuti e approvati, ecco gli imperativi ai quali sembra obbedire
disinvoltamente questo tipo di umano condiscendente e cooperativo, duttile e
malleabile fino all’impersonalità, socievole fino alla anonimia.
L’industria,
la scienza, la tecnica, l’organizzazione burocratica della civiltà moderna,
hanno lasciato ormai una profonda traccia. Essi sono fenomeni diffusi e
radicati in tutto il mondo e ovunque determinano situazioni analoghe. Ormai per
quanto possiamo presumere dagli sviluppi attuali della storia, e senza
abbandonarci in profezie impossibili, la crisi dell’uomo eterodiretto è
destinata ad approfondirsi ancor di più fino a raggiungere forme drammatiche.
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