Guardando
alla realtà del nostro tempo, specialmente in confronto con le età passate, è
ben facile ravvisare non pochi motivi di ammirazioni per quanto l’umanità di
oggi è riuscita a realizzare nel giro di pochi decenni. Elementi che fino a qualche anno fa erano del tutto ignoti come quelli delle galassie, degli
elementi chimici, stanno perdendo , ogni giorno di più, i loro contorni
misteriosi. La stessa origine della vita viene messa in discussione,
intrecciandosi tra due teorie che contrappone il “” Big Man”” e il “”Big Bang””
.
Mete
che fino ad ieri hanno affascinato i sogni utopistici per visionari eccentrici,
sono diventate oggi il trionfo di una società ormai delirante. Tanto per accennare ad un altro aspetto “”positivo””
di questa civiltà si sono scoperti sistemi di coltivazione che potrebbero
produrre quanto è necessario per debellare dal mondo, nel giro di pochi anni,
lo spettro della fame. Oggi la scienza e la tecnica hanno raggiunto livelli
inimmaginabili, ma quello che maggiormente preoccupa non sono le luci così
nuove e così vive che ogni giorno ci presentano, ma quegli spettri che
inevitabilmente portano con se. Basta pensare a quella che appare l’espressione più inquietante che la tecnologia ha raggiunto: il
perfezionamento di armi di potenza appena comprensibili, basti pensare all’accentuarsi
del divario tra le nazioni sviluppate e sottosviluppate, al divario ormai
oceanico tra popoli ricchi e popoli poveri.
Questa
dicotomia dell’opera della scienza e della tecnica ha in sé qualcosa di eterno
e di fatale. Mentre, ad esempio, durante la seconda guerra mondiale si lavorava
alla costruzione della bomba atomica, contemporaneamente si sviluppavano gli
studi sulla penicillina, sulle medicine antimalariche, sull’uso del plasma
sanguigno.
A conclusione
di questo post, mi viene in mente un pensiero tragicamente vero di Emerson: “”insieme con ogni raggio di luce, s’affaccia
nel mondo un nuovo pericolo””
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