“” Tre parole: futuro,
silenzio e niente””.
Solo tre parole, ma non è il
loro suono che mi interessa e ne tanto
meno è un gioco di parole. Le parole si sa, hanno un significato, lo includono
in sé. Leggendo in successione, le tre
parole “”futuro, silenzio, niente”” vediamo che costituiscono una specie di percorso
tragico, come una sintesi del destino che con il trascorrere del tempo spetta a
tutti gli esseri viventi.
Come fa tuttavia la parola
futuro a indicare davvero il futuro. Cioè qualcosa che sarà. Se per
pronunciarla occorre un tempo, e la sillaba “fu” risulta infatti già passata,
quando si sta pronunciando la sillaba finale “ro”. E che dire di silenzio? Come
si fa ad esprimere con la voce una parola che contiene in se l’assenza di ogni
suono? Non è un controsenso? Infine niente, non può esserci nessuna parola per
designare il nulla, perché il nulla è per definizione l’assenza del tutto, e la parola è già in se qualcosa. Perciò
quando si dice niente si crea qualcosa che con il nulla non può avere a che
fare.
Dunque risulta evidente che
ci sono cose che non si possono esprimere con le parole, e queste tre parole ne
sono la conferma, proprio perché negano ciò che affermano, o meglio, sono in se
la contraddizione del concetto espresso.
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