C’era
una volta il tempo, proprio quello delle vacanze, O semplicemente “a bella
staggione” come si dice a Napoli. L’estate è la regina delle stagioni
perché il clima permette di cazzeggiare, perché la gente viene invasa da
uno strano senso di euforia. E perché siamo più belli con l’abbronzatura grazie
al potere del sole. Ma l’estate piace soprattutto perché, nell’immaginario
collettivo, agosto è il mese delle ferie.
Ma ha ancora senso parlare di tempo delle vacanze? Certo almeno il mese di agosto
dominato da ritmi più lenti a cospetto di giorni assolati, sarà vissuto, per chi
può nell’antico dilemma della scelta tra mare o montagna. È un dilemma lasciato
a pochi, e non solo per motivi economici.
Staccare
la spina è un termine di uso comune per indicare la necessità di un periodo di
riposo, ma oggi nessuna espressione come questa coglie nel segno, riguardo al
rapporto con la vacanza assimilata a una connessione che viene temporaneamente
a mancare.
Nella
società globalizzata si è di fronte alla più grave delle colpe. O forse a un
peccato di matrice laica e, proprio per questo imperdonabile. Nessuna forma di
misericordia sembra infatti essere prevista per inadempienza di tale genere.
Sarà
per questo che per molti c’è l’affanno a correre ai ripari, nonostante tempi e
possibilità non sono certo quelli di una volta, quelli della stagione delle
vacche grasse. Nonostante tutto in tanti
non esitano a spendere più delle loro reali possibilità pur di assicurarsi
vacanze spesso fagocitate dalla rincorsa delle apparenze e bruciate dalla
ricerca spasmodica del divertimento a tutti i costi. Per chi potrà
permettersele, le vacanze saranno a misura della crisi, salvo i ricconi che non
hanno problemi di spesa, o gli irresponsabili, che si lanceranno ancora una
volta in scelte non corrispondenti ai loro mezzi reali.
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