“Il
tempo non è mai abbastanza”: lo sentiamo dire sin da bambini. Ce lo dicevano le
nostre nonne, e a loro lo dicevano le loro madri. Naturalmente, se pensiamo ai
ritmi tipici di una società contadina, in cui vivevano i nostri avi, e li
paragoniamo a quelli odierni, ci viene da sorridere. La penuria di tempo
lamentata dalle bis-nonne noi lo consideriamo un’abbondanza senza limiti: ai
tempi della Società in rete, la vita, mentre si espande negli anni grazie ai
progressi della scienza e della medicina, si comprime nella sua organizzazione;
le giornate delle persone comuni sono cadenzate come quelle di un manager:
colazione, lavoro, palestra, lavoro, spesa, figli a scuola, figli in piscina,
cena con gli amici, telegiornale della notte, sonno (rapido, anch’esso)…
Naturalmente
esistono tempi e tempi: il disoccupato, povero di lavoro, è ricco di tempo.
All’inverso l’occupato, ricco di beni materiali, soffre invece una preoccupante
carenza di tempo. Robert Reich, che fu ministro del lavoro nella prima amministrazione
Clinton, racconta di aver dato le dimissioni da quello che considerava il
“lavoro più bello del mondo” quando si rese conto che, svolgendo una attività
che lo gratificava, dedicava tutto il suo tempo soltanto a quella: “Avevo perso
contatto con la famiglia, vedevo poco mia moglie e i miei due figli. Avevo
perso contatto con i vecchi amici. Cominciavo perfino a perdere contatto con me
stesso…”
Naturalmente,
man mano che si prende coscienza del fenomeno del dissolvimento del tempo
libero, aumentano anche i tentativi di riportarlo “sotto controllo”. Quasi
tutti passano per operazioni di restyling: bisogna intervenire sul tempo.
Quindi
cosa aspettate, chi ha tempo non aspetti tempo ….. !!!!
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