Il tempo libero è un prodotto
dell’automazione industriale. La storia del tempo libero ricorda quella dell’apprendista
stregone. L’uomo istruito a metà e sedotto dalla prospettiva di essersi
liberato dal lavoro, ha meccanizzato la sua opera e soppressa la fatica. Il lavoro
è compiuto, l’ozio regna, ma l’apprendista stregone scopre presto di essere piombato
in un incubo in cui le macchine rifiutano di fermarsi, in cui è condannato ad
obbedire, e fatto ancor più grave è divorato dalla noia. Così quello che potrebbe sembrare il trionfo
del mito del tempo libero, il trionfo dell’antica soggezione dell’uomo verso la
natura e la fatica, minaccia al contrario di diventare una tragedia di idee e
di energie non realizzate.
Ecco che sopraggiunge l’inquietudine, che ci afferra quando abbiamo del tempo
libero e niente da fare, come lo definiscono gli americani il grande vuoto. Oggi
il tempo libero non equivale a un’attività, ma pagato dal lavoro, equivale a un
tempo reso disponibile.
Oggi la produzione di massa
comporta inevitabilmente le distrazioni di massa, e se cinema e TV possono non
essere da meno per volgarità e per violenza dei circhi dell’impero romano, sono
molto più preoccupanti perché hanno il potere di imporre praticamente
stili di comportamento a una intera popolazione.
Infatti è sintomatico che la
maggior parte delle persone in vacanza anziché fuggire dallo stress estenuante
che ha dovuto subire durante l’intero arco di un anno, lo richiede, richiede
per le sue ferie luoghi affollati, altrimenti divorato dalla noia non saprà
divertirsi, e soprattutto poter continuare
a stressarsi. Questo è un aspetto caratteristico del tempo libero, poiché in
una società di massa le occasioni offerte per esprimersi sono molto limitate. La
mia speranza e che un giorno quell’apprendista stregone possa giungere a
conclusione del suo viaggio, riuscire a diventare un vero stregone, in modo
tale da comprendere realmente il valore e il significato del tempo libero.
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