Tempo di carnevale, tempo di travestimenti, tempo in cui vale la regola:
“a
carnevale ogni scherzo vale”.
Ma quanto letto, mi ha lasciato perplesso. Il Sindaco
di Polla paesino nell’entroterra della provincia di Salerno, ha deciso di
anticipare i tempi e fare un “scherzo” alla sua cittadinanza. Con un’ordinanza, fatta per
garantire la quiete pubblica, ha vietato qualsiasi tipo di travestimento
per le vie del paese a coloro che hanno superato i 14 anni (ordinanza poi
riveduta, vietando i travestimenti a chi ha superato i 18 anni). Non sono nato
in questo luogo ma mi ha dato fino ai 20 anni diversi natali. Ho imparato ad amarlo e sentirlo
mio, di viverlo per quanto mi ha offerto in bene e in male. Ma quando leggi che
per ordine pubblico si vietano i travestimenti, quel carnevale che una volta
era momento liberatorio collettivo, capisci che oggi ha perso gran parte della
sua attrattiva.
Non voglio, e non posso entrare in merito, ma mi sento
in dovere di ricordare al Sindaco, che il carnevale ha una storia millenaria,
si riallaccia a quel filone comico della nostra letteratura “italica”, in
cui la comicità veniva interpretata sotto forma di parodie
goliardiche, nascoste sotto maschere fisse e stilizzate.
Probabilmente è errato sul piano storico trovare una
connessione tra il comico italico antico, e le parodie giullaresche moderne. In
ogni modo, anche se Arlecchino e Pulcinella non sono più maschere tradizionali.
Le nuove maschere contemporanee, sono pur sempre prototipi di furbacchioni che
mettono in risalto, facendoci ridere e riflettere, su certi nostri modi
di vivere, ridicolizzando l’avidità e la meschinità del genere umano.
Tutto questo, durante il carnevale, è messo in scena senza esprimere giudizio
morale, ma solo come fatto di natura umana.
Per questo motivo, abbiamo ancora bisogno delle
maschere stilizzate. Ne abbiamo bisogno perché la maschera è si un potente
espediente di espressività artistica, ma soprattutto è un efficace strumento di
critica della realtà. Un parodiare vero, non con intenti politici come avviene
nelle cronache attuali, che permette di smontare il luogo comune, di
ridere di noi stessi e non prenderci troppo sul serio.
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