Ha lo stato, attraverso i suoi organi legislativi e giuridici, la capacità di garantire e rafforzare la moralità dei cittadini?
Questa domanda è sullo sfondo di molte questioni che oggi si dibattono,
l’intervento dello Stato, nella forma di nuove leggi più restrittive è spesso
invocata come rimedio decisivo contro il dilagare della “immoralità”.
Questo oggi
avviene soprattutto nel campo della morale sessuale, che secondo i più puritani,
appare seriamente minacciata nei suoi valori tradizionali. Si invocano
provvedimenti contro il dilagare della prostituzione, dell’omosessualità, della
fornicazione.
In realtà, sul rapporto tra diritto e morale, tutte le
legislazioni dimostrano gravi incongruenze, se lo Stato fosse il paladino della morale dovrebbe condannare
tutti i sette peccati capitali (lussuria, accidia, superbia, ira, invidia,
avarizia e gola), che sono anch’essi gravi difetti anche dal punto di vista di
un’etica laica.
Il rapporto sessuale tra marito e moglie, che non è immorale, lo
diventa se esso viene consumato in pubblico con relativa condanna di atti
osceni in luogo pubblico. L’omosessualità
tra adulti, che non è reato se praticata in modo consenziente, viene invece considerata una pratica immorale,
ne tanto meno risulta reato la convivenza tra due persone di sesso diverso, ma
agli occhi dei più che ritengono il sacro vincolo di matrimonio sacro e
indissolubile, diventa un azione immorale.
Come già detto prima, se lo Stato fosse il paladino della moralità,
dovrebbe considerare immorale, e quindi reato, ogni azione difforme al comune
sentimento cristiano. E il primo fra tutti dovrebbe essere la critica, pubblica
o privata, di ciò che sia etico o no.
Che cosa può fare allora lo Stato per garantire la moralità? Secondo
una logica, potrebbe prevedere e colpire
soltanto il danno che l’azione infligge ad altri individui, può tramite le sue
strutture costituire un sistema di difesa per chiunque sia vittima di
ingiustizia, di violenza, di frode. Ma dove non c’è vittima e non c’è offensore
lo Stato non può intervenire per salvare una qualsiasi tavola di valori morali.
Il dovere dello Stato deve essere semplicemente quello di contrastare le azioni
debitamente accertate, che possano
ledere altre persone.
Quindi tutte le pratiche sessuali, se consenziente, non possono essere
considerato immorale, e quindi punibile o ancor più grave non godere degli
stessi diritti di chi secondo una propria etica, definisce questa pratica
immorale.
La questiono non potrà certo essere risolta con la forza o con la maggioranza
dei voti, deve rimanere in una società libera, continuamente aperta alla
critica e alla discussione, la pace, la benevolenza, il rispetto reciproco, l’uguaglianza
di diritti e doveri, sono valori che non possono essere imposti con la
coazione, perché, la Violenza morale o fisica, nega la libertà d’azione
(sempre nei limiti imposti dalla legge).
Lo Stato
può solamente eliminare gli ostacoli, che spesso ha opposto, alla loro
realizzazione. Leggi troppo restrittive in materia morale, non farebbero,
specie in una società in trasformazione, che moltiplicare i reati senza alcun
beneficio per la morale autentica.
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