venerdì 30 maggio 2014

""CON UN GRANO DI SALE""


-“”allargare l’area dei perché è un esercizio arricchente, porsi quesiti, richiede, se non addirittura esigere, risposte … aiuta a riflettere, a capire, a mettersi in discussione, a cambiare”” (questo è quanto afferma M.R. Parisi in l’alfabeto dei sentimenti).

La consapevolezza della propri complessità  si realizza attraverso le domande che si ci pone, “” è legata alla capacità di praticare l’arte filosofica dell’interrogare e dell’interrogarsi””.  Si cresce di perché in perché di domanda in domanda, e  gli interrogativi ci aiutano a prendere consapevolezza del sé.

Chiedersi e voler sapere è un atteggiamento che esprime l’intenzione di esserci, di partecipare direttamente al processo di soluzione del problema. È un atteggiamento che libera da un pensiero immobilizzante. Interrogare i propri nodi, ovvero cercare di capire come mai si reagisce ad una sollecitazione piuttosto che ad un’altra, o cercare di capire le ragioni interiori invece di quelle esteriori è un modo per approdare ai piani superiori della consapevolezza. Ognuno di noi è responsabile di se stesso, ed essere responsabili è un compito che reclama la propria natura, il nemico più subdolo  di questo compito è la rassegnazione, la resa, ritiro innaturale dell’agone della vita.  


“”Cum grano salis””  (con un grano di sale), ecco come gli antichi latini misuravano il buon senso  dei loro comportamenti, e con quanta avvedutezza affrontavano le vicende della vita. Quindi, fare lo spettatore nella recita della propria vita significa non andare in scena, cioè significa non percorrere la strada che porta al proprio benessere.
Con questo voglio concludere con una frase di A. De Mello: -“”l’unica tragedia al mondo è la mancanza di consapevolezza””.


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