C’è
un luogo in cui la mente combatte i suoi stigmi e le sue discriminazioni, un
laboratorio che elabora la memoria di tutti i suoi anni di pazzia e le sue forme di segregazione.
Avete
mai provato a fare un viaggio nella vostra mente? si perché essa è un luogo da
esplorare, un eccezionale laboratorio. E la relativa esplorazione porterà con
sé incognite, rischi, potenziali errori e indescrivibili terrori, che rischiano
alla fine di condurci nei labirinti della follia.
Nel
nostro viaggio immaginario sicuramente non saremo soli, e l’impatto sarà
sicuramente molto forte, questo perchè le spettacolarizzazioni non faranno
parte del viaggio. Esso sarà intimo e conoscitivo.
All’ingresso
lo sguardo si volge verso un pannello, e dietro ci sono corpi che si schiantano
contro barriere invisibili, corpi
esclusi fisicamente e psicologicamente dal nostro mondo. Altro strumento del
nostro laboratorio mentale è la macchina fotografica, cioè quelle immagini visivi
che sono rimaste immortalate nella nostra mente, qui scorrono i volti e le
storie della pietà, e poggiando i gomiti su un tavolo e tenendo la testa fra le
mani possiamo sentire le voci della nostra coscienza.
Intanto il viaggio
continua, ed eccoci arrivati alla sala medica, rappresentata dagli eventi di
vita che a volte assumono una connotazione che può provocare una sorte di
annullamento del pensiero: il reale prende il sopravvento e sembra annientare
la parola e la sua dimensione simbolica. Si giunge finalmente alla fine del
viaggio dove, qualunque scoperta o conquista richiede il superamento di quel
confine immaginario, oltre il quale
troviamo il nostro essere più arcaico, meno riconoscibile perché più vergognoso.
La
mente ci ha abituati a formulare ipotesi e distorsioni ingannevoli, e questo ci
fa capire come la cultura, i simboli, i
codici narrativi e tutte le forme di
interazine sociale, intervengono su di noi, così come lo fanno i fattori
biologici. Un esempio lampante è la camera di Ames, ossia la camera distorta, questa
lascia meglio comprendere, come introducendo modifiche morfologiche agli
abituali parametri, si producono paradossi percettivi e illusioni. Si tratta di
una camera la cui forma è irregolare, ma che tuttavia, se la osserviamo da uno spioncino aperto su una delle pareti,
ci appare normale e perfettamente squadrata.
La
nostra mente, ha la capacità di offrire una gran quantità di materiale d’archivio,
testimonianze di storie vissute, che ci conducono verso varie tappe esperienziali,
fino allo sconfinamento della ragione. Tanto da rischiare di vedere la propria
immagine sfalsata. È come voler rintracciare
la propria voce in una pioggia di suoni
e rumori provenienti da più angolazioni, questa è la metafora di sempre, una
metafora della follia. Che consapevole della incomunicabilità della società
moderna, ignora la parola, poiché si è svuotato del senso di dialogo,
riducendosi a un puro suono, questo è il riflesso del nostro abisso e della
nostra solitudine, proprio come nella pittura alchemica.
Certi
viaggi posso provocare vertigini, soprattutto per chi è fragile, ecco perchè è importante
inventarsi delle storie magiche, in modo da creare più empatia con tutto ciò
che ci circonda, perché non sono le persone che fanno i viaggi, ma sono i
viaggi che fanno le persone.