Mentre fuori tutto dorme
mi alzo e scostando la tenda, che copre la finestra come un manto pietoso,
guardo un gatto che scivola furtivo nella notte.
Ancora una volta il sonno non arriva e a chiudere questa giornata non ci pensa
nemmeno, allora prendo un libro, lui parla d’amore l’amore al di sopra di tutto
e tutti.
Sarebbe bello credere a
quello che afferma, vivere immersi in un’atmosfera fatata dove tutto incide
senza affanno né rancore... ma ti accorgi appena sorge il sole che tutto questo
vive solo nelle pagine di un libro e non trova corrispondenza in quello che
ogni giorno la vita ti da o in quello che tu le sottrai.
Eppure quelle parole devono avere un senso... da qualche parte.... Partire... Prendo il primo volo
verso una meta ignota, chissà dove mi porterà... lontano questo sì.
Come un uccello
migratore volo da un paese all’altro, fermandomi solo per riposare alla ricerca
di chissà cosa o chi.
Vorrei avere la mia strada
e correre contro il vento che porta via ogni cosa, lasciando solo una linea
immaginaria da seguire.
Mi sveglio in un paese
che non conosco, ma non ho paura... le parole che fluttuano nell’aria, come
tante note musicali in un pentagramma immaginario, sono dolci all’orecchio e mi
aiutano ha ritrovare la strada.
Mi accorgo che tutto ciò
è vero, come in un disegno di Picasso tutto sembra confuso quando invece è
chiarissimo... basta guardarlo da un’altra prospettiva,
non è come IL MONDO in cui vivo dove tutto, come qui, è in movimento ma in modo
informe, un ammasso di esseri che vagano sempre nella stessa maniera, larve che
si cibano d’indifferenza e solitudine, vivendo una vita già pianificata,
frenetica, delirante... realizzando solo frustrazioni. Apparire, mostrarsi,
sdoppiarsi... diventando il dottor Jekill di se stessi.
Trovo in questo posto
così misero e dimesso, riconciliazione con me stesso, lontano dalla ricerca
ossessiva di status simbol appariscenti e insignificanti. Sempre alla ricerca del
vacuo e dell’effimero, ci perdiamo nutrendoci di putridume, obliando tutti gli
appuntamenti importanti...
Tutto sembra essere tornato normale... finalmente vivere senza lasciarsi
trasportare dalla futile corrente dell’ipocrisia. Appagato, mi siedo e
ammiro ancora questa rappresentazione del vivere che accarezzandomi dolcemente
m’invita a condividerne i contorni.
La parola vivere non mi
abbandona più, quante volte l’avrò ripetuta, ma finalmente riesco a
pronunciarla, quando fino a qualche giorno fa non sapevo nemmeno che potesse
avere un senso. Com’è dolce esserci. Respirare a pieni
polmoni l’aria e sentirsi finalmente partecipe.
Com’è facile... si tratta solo di un gioco dove, come in un grande flipper,
diventiamo palline rimbalzanti alla ricerca di punti... e basta, non ci si
chiede nient’altro.
Mentre tutto intorno
continua, scorrendo come l’acqua di una cascata sulle pietre... a volte
impetuosa a volte mansueta... mi sento come un viaggiatore nella tempesta teso
fra due mondi completamente opposti che si guardano in cagnesco come in un
ring... dimenando le mani.
Deforme comportamento. Decisioni scellerate di
chi conduce il gioco, provocano riti indecifrabili di stupidità... già
stupidità, paradosso, l’unica specie intelligente che riesce solo a fare cose
stupide.
Libero arbitrio...
esclusivamente masochistico...
Non era questo il disegno di chi plasmando la vita costituì il nucleo della
propria discendenza.
Ora sta a noi...
credenti e non, rendere il nostro viaggio il più indolore possibile... perché,
ne sono sicuro, è l’unica forma possibile di realizzazione...
Siamo solo di passaggio e come tutte le cose che passano... effimere... non
scopriamoci natura morta.
Viviamo.
tratto da: http://www.ilbellodellavita.it/Inviati/articolo.php?cat=268
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