La
società cambia, e la violenza aumenta come una marea. Una cosa però è certa,
che accanto alla violenza aperta e
segnata da manifestazioni eversive e distruttiva c’è nella nostra società una
violenza più oscura e clandestina che
altera i rapporti fra gli individui. Il tutto
emerge quando le condizioni di vita divengono intollerabili o per il dominio straniero,
o per il dilagare della miseria provocata dallo sfruttamento.
È inutile
quindi chiedersi quale dei due
fenomeni ha preceduto l’altro, e cioè se la pace è la conclusione della
guerra o viceversa la guerra è il risultato della pace. Rimane una sola
certezza, l’alternarsi di queste due forme della vita, tanto che questi due
fenomeni sembrano complementari. Mi
sembra doveroso che allo studio obiettivo del fenomeno guerra, si accompagni
uno studio meno attento del fenomeno pace. Possiamo sperare che queste due
condizioni si illumineranno a vicenda e si spiegheranno reciprocamente.
“”Cassandra”” (la profetessa di sciagure a cui nessuno
crede), resta la personificazione più tragica della previsione politica, essa
assisteva impotente al manifestarsi dei pericoli, ma i suoi ammonimenti venivano
accolti con indifferenza e disprezzo. Possiamo dire che in generale, e fino ai
nostri giorni, tutte le varie Cassandre che si sono susseguite, hanno sempre
avuto ragione. Infatti non vi è pace che non finisca, presto o tardi, per
generare una guerra. Qualsiasi trattato di pace porta con sé, come tracciati di
filigrana, i lineamenti di un futuro conflitto.
“”il
paradiso è all’ombra delle spade”” avrebbe detto il profeta Maometto, perché in
questo paradiso si affilano le lame e si generano squilibri che presto o tardi
produrranno nuove battaglie. Tutto si svolge come se ogni periodo di pace
sfociasse necessariamente in un confronto cruento, dove gruppi avversari
affermano una volta in più il loro diritto all’esistenza e fanno constatare
pubblicamente il loro dinamismo, la loro violenza e la loro capacità di
nuocere. A fianco
di queste fredde considerazioni, c’è un fattore fondamentale che nessuno ha
diritto di dimenticare neppure per un istante. Questo fattore si chiamano
uomini, che vengono uccisi da tutte le guerre grandi o piccole che siano.
Voglio
concludere riportando una
citazione: “”una cosa è colpita. Ci sono
poche vittime, un solo morto. Immaginate che si tratti di vostro figlio, di
vostra moglie o di vostro padre. Direste ancora che ci sono stati pochi morti? Quell’unica
vittima era forse la vostra ragione di vita””. In queste poche parole, Serguei
Obraztsov, riassume bene l’orrore delle
guerre.