giovedì 12 febbraio 2015

Polla | quando un'ordinanza vieta il carnevale


Tempo di carnevale, tempo di travestimenti, tempo in cui vale la regola: 
“a carnevale ogni scherzo vale”.

Ma quanto letto, mi ha lasciato perplesso. Il Sindaco di Polla paesino nell’entroterra della provincia di Salerno, ha deciso di anticipare i tempi e fare un “scherzo” alla sua cittadinanza. Con un’ordinanza, fatta per garantire la quiete pubblica, ha vietato qualsiasi tipo di travestimento per le vie del paese a coloro che hanno superato i 14 anni (ordinanza poi riveduta, vietando i travestimenti a chi ha superato i 18 anni). Non sono nato in questo luogo ma mi ha dato fino ai 20 anni diversi natali. Ho imparato ad amarlo e sentirlo mio, di viverlo per quanto mi ha offerto in bene e in male. Ma quando leggi che per ordine pubblico si vietano i travestimenti, quel carnevale che una volta era momento liberatorio collettivo, capisci che oggi ha perso gran parte della sua attrattiva.

Non voglio, e non posso entrare in merito, ma mi sento in dovere di ricordare al Sindaco, che il carnevale ha una storia millenaria, si  riallaccia a quel filone comico della nostra letteratura “italica”, in cui  la comicità veniva  interpretata sotto forma di parodie goliardiche, nascoste sotto maschere fisse e stilizzate.

Probabilmente è errato sul piano storico trovare una connessione tra il comico italico antico, e le parodie giullaresche moderne. In ogni modo, anche se Arlecchino e Pulcinella non sono più maschere tradizionali. Le nuove maschere contemporanee, sono pur sempre prototipi di furbacchioni che mettono in risalto, facendoci ridere e riflettere, su certi nostri modi  di vivere, ridicolizzando l’avidità e la meschinità del genere umano. Tutto questo, durante il carnevale, è messo in scena senza esprimere giudizio morale, ma solo come fatto di natura umana.

Per questo motivo, abbiamo ancora bisogno delle maschere stilizzate. Ne abbiamo bisogno perché la maschera è si un potente espediente di espressività artistica, ma soprattutto è un efficace strumento di critica della realtà. Un parodiare vero, non con intenti politici come avviene nelle cronache attuali, che permette  di smontare il luogo comune, di ridere di noi stessi e non prenderci troppo sul serio.

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