Ennesima storia che mi lascia l’amaro in bocca, e che racchiude
tantissime contraddizioni e che solleva tantissime domande, alle quali l’unica
risposta è dire “Bocciamo” la scuola che emargina.
Questo post voglio dedicarlo a Francesca (non so se questo sia il
suo vero nome o di fantasia che hanno scelto per la bambina) fatto sta che è
dedicato a lei, che come tutti i suoi coetanei era pronta con lo zainetto sulle
spalle per andare a scuola.
Suo malgrado è stata vittima di violenza
istituzionale perché di questo si è trattato. È palese la discriminazione
perpetrata, e sicuramente non vede certo la scuola nel ruolo di “Buona”
La vicenda è nota a tutti, quanto è successo in una scuola del
casertano, dove Francesca, bambina di 11 anni disabile e ammalata di Aids, è
stata rifiutata da una scuola pubblica presso la quale era stata effettuata
formale richiesta d’iscrizione, ed accettata dall’istituto, ma successivamente
rifiutata dopo che il preside era venuto a conoscenza della gravità di salute
di Francesca, suggerendo alla famiglia di frequentare la scuola a distanza. Un compromesso
sicuramente al ribasso a quello che dovrebbe essere lo spirito stesso della
scuola.
Non voglio e non sono nella condizione di dare giudizi, ma una
cosa mi sento di dire: che il problema non è tanto di una normativa che
tassativamente inglobi o no nella scuola tutti indistintamente, il problema
purtroppo è di formazione del personale scolastico, impegnati in un
massimalismo inconcludente controproducente,
e non in un sano e concreto senso “civico”.
Se anche la scuola, non riesce ad integrare persone diversamente
abili, lasciandoli alla deriva quasi obbligati a rimanere rinserrati nelle loro
abitazioni, in compagnia della loro solitudine, inconsciamente
stanno realizzando un’altra segregazione, ancor più subdola, perché non è
cosciente del suo operato.
Allora la scuola davvero sta assolvendo ad un
compito solo burocratico e d’istruzione nozionistica, senza alcuna prospettiva.
Dando definitiva conferma che di “buona” non ha nulla.