L’Europa di nuovo sotto
attacco, dopo l’attacco dei kamikaze islamici nel metrò di Londra, il terrorismo torna a colpire
sotto il Big Ben, ed è costretta a piangere altre vittime innocenti.
Qualsiasi sentimento di dolore e indignazione è comprensibile e
condiviso, specie quando si vede minata la propria libertà, quella più semplice
e irrinunciabile, di vivere la propria vita senza la paura di non far rientro a
casa. Ma non deve evolversi in una sorta
di rabbia cieca che abbandona ogni forma di razionalità.
Parlare di guerra, mi sembra un po’ eccessivo, oltre a essere una delle più deprecabili
manifestazioni umane, deve avere alla sua base precise ragioni sociali che la
giustificano, altrimenti diventa un inutile massacro che si aggiunge agli
altri.
Bombardare il Medio-Oriente uccidendo anche dei civili innocenti
non è meno barbarico di un atto terroristico. Un padre siriano, libico, afghano
che piange il proprio figlio vale meno di uno europeo? Inoltre è vergognoso
strumentalizzare tali eventi. I vari proclami che puntualmente arrivano dai
telegiornali, dai vari dibattiti televisivi, sui social che definiscono la
strage come “un attacco all’umanità” o “un atto di guerra” tentano di
nascondere, sotto una fitta coltre di demagogia, ciò che non si è fatto e quello
che ancora non si fa per porre rimedio al problema.
Ad esempio diventa
necessario costituire una rete internazionale d’intelligence coordinata e in
costante comunicazione, visto che prese singolarmente non sono riuscite ad
evitare attacchi terroristici, evidenziando la forte impreparazione. Combattere
il traffico d’armi diventa una priorità inderogabile dato che la maggior parte
degli equipaggiamenti dei miliziani appartenevano all’esercito libico, forniti
dagli Stati Uniti. Altro aspetto molto
importante da tenere in considerazione riguarda il monitoraggio dei flussi
migratori, i cosiddetti barconi che approdano costantemente sulle nostre coste.
Combattere il terrorismo significa soprattutto prevenirlo,
specialmente quando è presente e attivo sul nostro territorio. Ora abbandonando
la ricerca, talvolta ossessiva e cervellotica, nell'interpretazione
o nell'analisi di fatti che ci
conducono addirittura alle crociate, l’intervento occidentale in Medio-Oriente
viene percepito come un invasione non legittima dagli abitanti di quelle terre
e certe forme di reazioni, per quanto esecrabili, nascono da questa
prevaricazione.
Sarebbe opportuno cercare una collaborazione, con l’Islam
moderato, in modo da evitare ghettizzazioni e discriminazioni, a prescindere da
qualsiasi altra considerazione.
Un’altra considerazione che mi viene da fare, e che questi eventi sapientemente
gestite dai media, offuscano altre stragi con lo stesso modus operandi, altrettanto
drammatiche come quelle al campus universitario in Kenia o l’attentato in
Nigeria che ha causato migliaia di vittime. Questi evidentemente, sono eventi
che non hanno la stessa importanza per le politiche europee e mondiali.
Tuttavia la realtà o qualsiasi teoria complottista non riporta in vita uomini e
donne uccise senza motivo, con crudele freddezza e tragica pianificazione, sorpresi
nella loro quotidianità, in un modo che mina anche la nostra e ci fa sentire
ogni giorno meno sicuri. Ogni analisi o valutazione perde ogni valore davanti a
quelle vittime e ci fa solo sperare che tutto questo finisca quanto prima.
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