martedì 29 dicembre 2015

lo specchio non conosce la pietà












Ogni essere umano, chi più e chi meno, dorme ‘verticalmente’ il sonno della coscienza. Sogna e proietta le sue allucinazioni sugli altri, chiuso nel suo bozzolo intessuto d'immaginazione. 

Ognuno di noi sogna un mondo perfetto che ruoti intorno a sé, e che sia sempre pronto a soddisfare ogni suo desiderio o aspettativa.

Pochi esseri – quelli consapevoli – sono in grado di vedere, accettare e comprendere la realtà, così come si presenta, senza sentire il bisogno di manipolarla per paura di incontrare la verità.

Si, perché la vita ti fa da specchio, e lo specchio non conosce la pietà; esso ti mostra sempre il tuo vero volto, anche se questo non sempre ti piace o ti rende felice

lunedì 28 dicembre 2015

avanza un nuovo anno e quel che resta e del buon vecchio jazz


Ormai il Natale è passato, ci stiamo ancora riprendendo da pasti allucinanti, da brindisi e regali, ma già un nuovo giorno di festa si avvicina. Già un nuovo giorno di festa!!



la musica fa da colonna sonora in questi giorni di transizione, la mia musica è diversa dal solito, non mancano note festose ma tutte sono concentrate su sentimenti profondi. I battiti accelerano, poi rallentano, la mente scava a cercare chissà che cosa. Le giornate ormai trascorrono lente,  donando chissà,  a qualche anima  stanca un po’ di tregua e tranquillità.

Del buon vecchio jazz  è quel che ci vuole mentre i led delle decorazioni natalizie mi tengono compagnia, l’effetto è fantastico, scalda il cuore. In lontananza qualche sporadico botto, e un cane che abbaia impaurito da qui colpi, mi avvertono che la prossima festa è vicina.  In tutto questo c’è poco pensiero, o meglio faccio fatica a riempire lo spazio che mi avvolge, il piacere che provo è diverso dal piacere mentale, è soprattutto fisico, ma chiudo gli occhi e godo. 


Un brindisi a questo anno va comunque fatto, indipendentemente da come sia andato. Una festa comandata dove ognuno potrà esprimere  gli istinti più reconditi,uscendo da quella atmosfera ovattata in cui i nostri gesti devono essere mediocri per essere accettati, dove il talento viene mascherato e recluso invece di librarsi nell’aria. 

Il nuovo anno dovrebbe  essere l'occasione per migliore, per farci degli auguri veri e profondi come non mai, e essere più coerenti con gli obiettivi di una comunità più civile, In questo modo  si godrebbe dell’espressione talentuosa dei suoi appartenenti e si rispecchierebbe, come nell’ascolto di un grande violinista o semplicemente di ogni persona che riesce a dare il meglio di se stessa in quello che fa. 

questo è l'augurio che faccio a tutti per il nuovo anno, perchè cambiare canale non serve a molto, cambiare musica forse si!! 

giovedì 24 dicembre 2015

il fatale destino delle religioni


Apro questo post con l’introduzione  alla  Summa Theologiaie di San Tommaso d’Aquino, questo gentiluomo è considerato il principe dei teologi. Era un mistico ed oggi un santo canonizzato, direi che le basi sono solide per cominciare:

"Quia de deo scire non possumus quid sit, sed quid non sit, non possumus considerare de deo, quomodo sit sed quomodo non sit."

 [siccome di Dio non possiamo sapere che cosa è, ma piuttosto che cosa non è, non possiamo indagare come egli sia, ma piuttosto come non sia.]

Questo dovrebbe essere il vero approdo alla conoscenza umana di Dio: sapere che non conosciamo Dio. Dove voglio arrivare? Alla consapevolezza e alla realtà che ci circonda. È  essenziale osservare la realtà, ed uscire da qui rigidi schemi che tutti noi abbiamo creato, e non essere prigionieri dei nostri concetti. In tutta onestà, per me, Dio è stato sempre un mistero assoluto,  nessuno mai potrà capirlo, abbiamo degli indizi, ma continuiamo a fare tentativi incerti e inadeguati per esprimere in parole il suo mistero.

Persino le nostre domande possono risultare assurde. Perché? Semplice, è come se ad una persona cieca dalla nascita, chiedereste se il colore verde è caldo o freddo. Il cieco non ha né parole né concetti che rappresentino un colore di cui non ha idea, né intuizione, né esperienza, gli si può parlare solo per mezzo di analogie. In India, c’è un detto sancrito che descrive questo tipo di concetto: “”quello no, quello no””, questo concetto si basa sull’arte dell’analogia e dei paragoni.

Più persone hanno provato a dare una definizione alla parola Dio, ottenendo le più svariate risposte, c’è chi dice "non lo so", chi risponde che "non esiste"  altri affermeranno che credono per "fede". ma nessuno riesce a  dimostrarlo se non dietro una falsa risposta. I credenti alla richiesta di dire "dov’e’", rispondono "e’ nei cieli", ma quando si chiede loro quali sono o dove sono questi cieli, non sanno rispondere. Non parliamo poi delle domande del tipo: chi e’ Dio o cosa e’, oppure hai mai visto Dio? Anche coloro che si reputano teologi non sanno rispondere completamente e coerentemente a questi interrogativi. Di fronte a queste realtà, il vero credente deve porsi una precisa considerazione: si tratta di qualche cosa che non si conosce, non si e’ visto, ne’ toccato, ne’ si sa definire con precisione. di conseguenza è evidente che non ha senso fare affermazioni  fideistiche o ateistiche se non siamo in grado di dimostrarle. E’ il caso d’intraprendere un’altra strada per cercare di avere una risposta esauriente e comprensibile, per poter prendere maggiore coscienza su questo problema.

Per riscoprire la vera essenza etimologica della parola Dio, si deve risalire nel passato, ai vari "etimi" nelle varie lingue, le più antiche possibili e riprendere conoscenza sulle molteplici definizioni usate dall’uomo per questa parola nel corso dei tempi. Ecco qual è il vero approdo alla parola Dio, sapere che non sappiamo, invece la nostra tragedia e che pretendiamo di sapere troppo, arrivando a vere e proprie dispute religiose, non sulla realtà dei fatti, ma su concetti astratti da parte dei vari gruppi religiosi. Mentre il vero significato dovrebbe accumunare tutti.

Ma se il cristianesimo si riduce solo alle messe festive, se l'islam si riduce a quale piede spingere avanti per primo entrando in un gabinetto, se il buddismo si riduce a non mangiare carne e l'ebraismo al dondolarsi davanti a un muro... quali cose possono mai trovare in comune i fedeli di queste religioni? Quello che avevano in comune l'hanno dimenticato!

Questo è il fatale destino di tutte le religioni. Invecchiando hanno dimenticato 
la sostanza, e si attaccano disperatamente alla forma. In queste condizioni è
impossibile accordarsi sulla base delle cose che si hanno in comune, perché le religioni in comune hanno la sostanza, non la forma..

venerdì 18 dicembre 2015

E’ arrivato il Natale




Come ogni anno arriva Natale, cominciano i preparativi, gli addobbi, le luci, si comprano  i panettoni, a suggellare quell’abbondanza che tutti noi percepiamo in queste feste, auspicandole anche per l’anno che verrà. Addirittura c’è chi  intona fischiettando “tu scendi dalle stelle”.

Ma Puntuali come ogni anno arrivano anche  le polemiche su presepe e feste di Natale, da parte di sciacalli in difesa delle loro botteghe più che della tradizione.

…Tu scendi dalle stello o re del cielo e vieni in una grotta al freddo e al gelo ….
Un puro parto della fantasia, come tante altre canzoni che si cantano a Natale, del resto se fosse vero il testo,  Dio avrebbe letteralmente catapultato il suo Figlio dal cielo.
Quindi senza perdermi in banali e scontati auguri e senza farmi tanti crucci intono anche io tu scendi dalle stelle, “”con la speranza di non offendere nessuno””
Allora a voi che siete cristiani, ortodossi, islamici, ebraici, induisti, buddhisti, atei, o che credete nei culti tribali o Orientali. E perché no… anche a me che considero il Natale una giornata come tutte le altre, dove non mi sento ne più buono ne più cattivo di tutti gli altri giorni dell’anno, solo verso sera mi sento un po’ pesante…

… Auguri!!

giovedì 17 dicembre 2015

Emozionarsi per il male anziché per il bene



-         Noi uccideremo il desiderio, scateneremo l’ubriachezza, il pettegolezzo, la delazione. Scateneremo una corruzione inaudita, spegneremo ogni genio dell’infanzia. Tutto ridotto ad un unico denominatore, uguaglianza piena […]

Una o due generazioni di corrotti ora sono indispensabili; una corruzione inaudita, ignobile, che converta l’uomo in una sozzura schifosa, paurosa, crudele, egoista: ecco cosa ci vuole […]

(da i Demoni di Dostoevskij)


Non sempre i valori positivi, quelli dettati dalla nostra coscienza morale, individualmente scelte o socialmente imposte, suscitano la nostra ammirazione. Spesso i valori che ci emozionano sono il male anziché il bene.

Tale premessa potrebbe risultare un po’ inquietante, in realtà questa considerazione è nata dalla rilettura del romanzo de i demoni di Dostoevskij. La trama interessa poco, e sommariamente riguarda l’azione di un gruppo di cospiratori che portano scompiglio in una regione della Russia. Interessante è invece  una paradossale somiglianza con quanto accade oggi. Di ragioni infatti, c’è ne sono molte, e tutte buone. Prima di tutto è, storicamente, il primo romanzo sul terrorismo, un tema che oggi è cronaca quotidiana. Argomento sul quale, non abbiamo mai smesso di interrogarci. Come se non bastasse, il protagonista, è forse il più inquietante fra gli inquietanti: mistico e luciferino, stupratore e idealista, nichilista, praticamente un nostro contemporaneo

Noi  che riteniamo la massima aspirazione alla libertà  una questione individuale ed esistenziale, posso allora sospettare che la massima aspirazione al male, per molti, è camuffata dietro alle varie  propagande politiche. Ma questa è una vera è propria illusione. Quello che riteniamo un rinnovamento sociale è un pretesto che conduce al male fine a se stesso, il tutto con compiaciuta freddezza. Usiamo la menzogna come  strumento programmatico, si inventano gerarchie e titoli per avere il controllo assoluto, si usa il termine suicido per camuffare altri delitti.

Oggi come nel romanzo il vero protagonista pur comparendo saltuariamente rispetto agli altri personaggi,  è il nodo intorno al quale tutti i “demoni” agiscono. Mutando pelle ed ideologie all’occorrenza, distrugge il mondo, macchiandosi dei crimini più orrendi, senza mai credere veramente in ciò che fa.


Qui non siamo di fronte a quelle ribellioni romantiche dell’ottocento, ma di fronte a una radicale negazione della vita che ci ha portati all’indifferenza, trasformando tutto in una sorta di ipocrita apparenza  e normalità. Eppure è evidente che siamo attratti dal fascino del male, così cerchiamo di colmare in qualsiasi modo e con qualsiasi mezzo, la distanza tra la nostra visione del mondo e la realtà desiderata. Mentre  la ragione non ha neanche bisogno di mentire per camuffare la trasgressione. 

La “zona grigia”, presente in ogni convivenza umana, è l’ossatura su cui si regge il potere oggi. E più un dominio si fa totale, più attira con prepotenza “quel tipo umano che di potere è ghiotto. E  per quanto diversi tra loro, hanno tutti un tratto in comune: la volontà di conservare il loro privilegio, che nel campo significava rimanere vivi il più a lungo possibile.

lunedì 14 dicembre 2015

Cos’è la vita



Ormai ho raggiunto la soglia dei 45 anni, e molto probabilmente ho superato la prima metà della mia esistenza, ma sicuramente questo traguardo è senza ombra di dubbio il più importante, dove credo di aver raggiunto la mia serenità, dove guardandomi dietro non ho rimpianti. Ma una domanda continua a frullarmi nella mente, “ che cos’è la vita?”

La risposta alla domanda "che cos’è la vita?"è stata ricercata da tutti i più grandi filosofi, letterati e pensatori. La risposta però è del tutto personale, e dipende da come l'individuo la vita la vive, quindi essa dipende dalla intensità con cui è vissuta. Io considero la vita come un susseguirsi di esperienze, sensoriali o intellettuali. E ogni individuo fa delle esperienze, diverse da ogni altro, e con lo scambio di queste si può arricchire.

Quando ragioniamo in termini di educazione, invece, ci viene facile individuare cosa sia giusto o sbagliato, di cosa sia legale e cosa. Se ci chiediamo come fare a spiegare questo ai nostri figli, molti si sentono cogliere da improvvisa impotenza, e pensano di non essere in grado di comprendere e affrontare con le competenze dovute questi temi.

Ma in effetti è più semplice di quanto sembri, non serve essere esperti, basta essere un buon educatore, per insegnare ai nostri figli  ad avere un pensiero critico, capace di  arrivare a dire dei no quando serve. Significa tornare a scuola, al loro fianco, ed imparare ad insegnare  “cos’è la vita” ….

domenica 13 dicembre 2015

la malinconia di un addio


Grandi alberi scaldati dal sole danzano cullati dal vento, mentre tutto tace, rispettosi di lei che seduta su una carrozzina,  si guarda attorno fissando la valle che la circonda, come se fosse l’ultima. 

Appoggia le mani sul freno, chiedendo al suo amato di retrocedere, troppi sguardi impietositi, troppa commiserazione, la rendono nervosa al punto di togliere ancor di più il respiro, per chi vorrebbe ancora una volta correre giù dalle pendici con il vento che soffia tra i suoi morbidi capelli.

Accompagnata dal suo cavaliere che le dona tutto il suo amore, cercano un angolo appartato, pensando al suo destino crudele che non le ha lasciato scampo, amara è la sua rassegnazione, vorrebbe sprofondare ma sa che non può farlo.


Sa che deve donare tutto il suo amore a quell’uomo che vive per lei, che l’ha amata tanto, anche se non gli ha potuto regalare la gioia di sentirsi chiamare papà. 



Eudaimonia, ossia, il fine naturale della vita umana














Tutti noi la bramiamo, la cerchiamo affannosamente, la riteniamo un nostro diritto, eppure la felicità sembra sfuggirci continuamente, viene e va a suo piacimento in un estenuante gioco al gatto e al topo. 

Al di là di tutte le elucubrazioni filosofiche in materia, come potremmo definire la felicità nella vita quotidiana? Se ci soffermassimo a riflettere sul suo significato, forse ci accorgeremmo che identificarla con la soddisfazione individuale di matrice egoistica, è un grave errore. Come si trattasse di un oggetto da possedere e custodire gelosamente.

A tal proposito casca a puntino la teoria dei neuroni specchio, cellule cerebrali che ci fanno reagire in modo speculare alle azioni e alle intenzioni dei nostri simili. Per cui, se tutti noi ci sforzassimo di essere meno giudici e più altruisti, si verificherebbe in breve un contagio di positività e un mondo migliore sarebbe certamente terreno fertile per il diffondersi della felicità.


La felicità è abituata a mutare pelle, adattandosi alle epoche, mimetizzandosi tra le genti: è impermanente, cambia col fluire dell’esistenza, è democratica, non conosce differenze di ceto o ricchezza. La felicità in definitiva esiste, esisterà sempre, ma per quanto ci si sforzi di descriverla, analizzarla e limitarla al nostro personale modo di intendere, non si riuscirà mai davvero a sviscerarne l’autentica natura.

mercoledì 9 dicembre 2015

giubileo e la sua prosaica banalità


Rimane un rito o conta veramente aprire la porta santa? 

Per me che sono appassionato di storia, e ho la cattiva abitudine di pormi troppo domande, ci sarà qualcuno che mi dia una risposta razionale e non ideologica a questo evento che sembra solo l'ennesimo effetto mediatico? Una kermesse che costa migliaia di miliardi ai contribuenti italiani e arricchisce Vaticano, commercianti e albergatori. Come del resto è sempre stato fin dal 1300, quando fu lanciato per la prima volta da Celestino V. Il quale concedeva l’indulgenza plenaria a chi andava a visitare la sua abbazia, quella di Collemaggio, che è vicino all’Aquila. Seguito sulla stessa falsa riga dal suo successore Papa Bonifacio

Oggi, storditi e militarizzati, possiamo solo cercare di evitare il peggio, di proteggerci dalla melassa dei giornali italiani, dalla spettacolarizzazione di una sofferenza personale deformata in peccato da perdonare. Possiamo solo cercare di capire come e perché siamo arrivati a questo. Come e perché Celestino V, si inventò la prima “perdonanza”.  la “grande indulgenza”, e  cioè  la salvezza dell’anima ma anche del corpo. Perché con l’indulgenza plenaria si cancellavano per intero gli effetti negativi  di qualsiasi peccato. Più o meno lo stesso trattamento che veniva riservato a chi partiva per la Crociata. Perché la paura dell’inferno era ed è forte, connaturata a questo mondo e bene incrapettata negli animi dei credenti. Quindi, l’idea di ottenere l’indulgenza plenaria che vale anche per l’assassino, per il truffatore o per chiunque abbia commesso un reato, purché si rechi a  visitare le  quattro basiliche, era ed è irresistibile.

Eccezioni? Certo! Erano esclusi dalla salvezza: i cristiani che commerciavano con i Saraceni, il re Federico di Sicilia, con tutti i siciliani e i Colonna. Insomma, il giubileo sin dal suo “concepimento” fu legato a logiche di consolidamento del potere, non solo economico 

Molto si potrà leggere, e troppo vi faranno vedere nelle televisioni, della saga dei pellegrini che  andranno a  Roma, a mondarsi dei peccati, stipati dentro grandi bisonti, con tanto di cesso e Tv,  con ognuno dentro  54 penitenti,  e una ragazzotta parlante al microfono. Tutto  sarà preconfezionato e servito bello e pulito, una gigantesca operazione di  disinformazione per l’edificazione del popolo coglione.

Quello che trovo più tremendo, nella sua prosaica banalità è che Roma, con tutti i miliardi spesi per sopperire alle pretese del Vaticano, non riesca a sistemare una delle cose per le quali è tristemente famosa in tutto il mondo: i vespasiani (comunemente chiamati cessi). Che non funzionano, sono chiusi, o quando sono aperti sono sporchi, spesso indecenti. Perché hai voglia la remissione dei peccati, hai voglia la benedizione papale, hai voglia gli spettacoli giubilari con cori celestiali, ma quando il pellegrino deve fare la pipì  non ci sono peccati che reggano.

Mentre scrivo, continua sotto il Gianicolo, la grottesca saga della vendetta di Agrippina, che cerca di fermare la folla che pretende di  entrare  al supermercato del Papa,  mentre le televisioni ci martelleranno  con le dirette di masse osannanti, pronti a sventolare vessilli proprio come fanno gli ultras o come quel gruppo  di  Jihadisti che minaccia tutto il mondo occidentale. Roma eterna sopporterà anche questo. Roma ladrona s'approfitterà anche di questo.


Il paradosso buffo, alla radice dei Giubilei è che la chiesa di Roma che si arroga il diritto di «liberare dai peccati» è lei, secolo dopo secolo, la più sfacciata peccatrice sulla terra. Non ultima cosa che tacciono, è il fatto che la chiesa di Roma, intesa come potere temporale, è stata uno degli stati più corrotti, venali, disonesti, cupi e pesanti, del mondo, dall’uso sistematico e plateale della corda, della gogna, del boia, alla sistematica oppressione e soppressione e di ogni tipo di eresia alla ghettizzazione degli ebrei, al sanfedismo medievale più bieco... sotto la faccia buonista del papa  in versione mediatica un occhio anche solo un po’ attento vede subito l’integralismo e un cattocomunismo che affiorano trionfanti. 

martedì 8 dicembre 2015

Questo sconosciuto individuo: lo studente


Ditemi quante volte la tua insegnante di italiano, si proprio lei, quella vecchia zitella  isterica, ti ha mandato dietro la lavagna dandoti del somaro? Io tante.  Oggi questa forma di ludibrio mi manca, e se fosse mai possibile riesumarla il sistema scolastico italiano meriterebbe di essere trattato così.  Perché  nel cimitero dove giacciono, insepolte, sintassi e ortografia, accenti e apostrofi si confonde in un'unica insalata nizzarda la lingua italiana

L’Italia  che è il paese dei miracoli, dei santi e dei poeti ,  i futuri Dante e Petrarca, se esistono, sembrano poco inclini alla lettura, e ancor meno intenti a comprendere il significato di quel poco che hanno avuto l’avventura di sfogliare.  Il linguaggio è interconnesso con il pensiero, che è alla base della cultura di una nazione, e sia che si chiami verbo o propaganda, lo si esprime soprattutto con la parola, e testimonia il nostro passato e il nostro presente e purtroppo anche il nostro futuro.

infatti gli adolescenti, che saranno gli uomini e le donne del domani, a conclusione della loro formazione scolastica, non sono neanche in grado di capire un articolo di fondo,  o ancora peggio una ambiguità lessicale. Quanti di loro, oltre ai libri di testo, perlopiù consumati dallo studio, per arrivare al “pezzo di carta” hanno in casa più di 50 libri.

Lo studente, comincia la sua carriera, in tenerissima età, dove non c’è nessuna innovazione didattica, l’insegnante è sempre lei, quella vecchia zitella isterica. Si legge poco e si studia male, e la pseudo sapienza digitale, non ha fatto nient’altro che far sprofondare ancor di più gli studenti in un vero e proprio analfabetismo letterario.

Rimpallare le colpe tra scuola, famiglia e società  non serve, c’è una regola in matematica che afferma: cambiando il numero degli addenti il risultato non cambia. Si è barattata la cultura con la biblioteca universale a portata di clic, il “copia incolla”. I  più furbi incrociano le fonti e cambiano le parole per non farsi scoprire, i più ingenui riprendono il primo testo che trovano e lo copiano pari pari senza nemmeno rileggerlo.


Ormai in un futuro non troppo lontano, non saremo neanche  più in grado di rileggere il bugiardino dei medicinali, altro che ambiguità lessicali, a meno di non avere la provvidenziale “App … di specificazione”

giovedì 3 dicembre 2015

Raccontare e raccontarsi attraverso oggetti e parole.


Ciascuno porta avanti quotidianamente un lavoro involontario di memoria, inventando ogni momento tempi, spazi e ritualità del raccontare, ed è qui che la nostra (auto)biografia raccoglie la nostra identità.

 Ogni vita, infatti, traccia un racconto che non calca mai gli stessi passi di un altro, seguendo senza prevedere lo scorrere delle azioni, e ordina l'esperienza vissuta. Ecco che un diario, una fotografia, un disegno, un soprammobile, offrono un orizzonte sul quale il significato stesso della vita si costruisce, e a  ben guardare, infatti, i racconti fecondano quasi ogni settore dell'esistenza e la cultura stessa non è che un intreccio di narrazioni.

Ho voluto fare questa piccola premessa, per raccontarvi una mia esperienza vissuta, presso un centro anziani, dove ognuno di loro per alcune settimane ha portato un oggetto da casa che lo rappresentasse, e da qui ne sono nate delle bellissime storie:

Alessandro, scultore,  che crea le sue sculture dalle radici degli alberi, e quella  radice raccontano qualcosa di lui e della sua anima e delle sue radici. Francesca, che scrive ogni giorno sul suo diario dei malanni del suo corpo,  oppure Giovanni che ama disegnare lettere, linee, spirali e che sembrano tutte messe lì a caso, ma ogni frammento per lui ha un senso. Poi c’è Simone che porta i sassi dal vialetto di casa insieme ad un guscio di lumaca, per raccontare del suo tempo che è fermo. Poi abbiamo Luca Architetto in pensione,  che ci racconta con disegni precisi la sua vita alternando un capitolo tragico con uno gioioso. Infine Cristina, professoressa di Matematica, il suo sogno è quello di incontrare un premio Nobel, per proporgli i suoi arditi scritti su come salvare il mondo.

Il mio oggetto è stata una scacchiera, perche come su una scacchiera, la vita è lenta e quando hai il terrore di perdere tutto, stai ben certo che perderai tutto  con estrema facilità e velocità. Gli scacchi mi hanno insegnato a pensare con la mia testa e a mettere in discussione le idee più popolari, cercando di trovare sempre alternative migliori. La scacchiera è l’unico giudice inappellabile: una mossa non è buona perché l’ha detto qualcuno, ma perché funziona e porta dei vantaggi.  Il momento più difficile della partita inizia quando il re viene circondato, sono le regole del gioco. Ma le regole vogliono che si vada avanti. Ho ancora la regina con me, e la possibilità di perdere c'è. Ed è per questo che mi muoverò veloce prima che qualcuno possa gridarmi " Scacco a Re"! Giocherò di intelligenza, fino a quando sarò io a dire pacato  " Scacco Matto"

Ho imparato una cosa da questa bellissima esperienza, che il sogno personale può diventare collettivo, e che è possibile condividere invece di dividere, e soprattutto che la memoria del passato diventa memoria del futuro.